La nazionalità di un popolo consta di parecchi elementi. La lingua è forse il più importante, ma non l'unico. Gli elementi costitutivi della nazionalità di un popolo, oltre la lingua, sono la geografia, la razza, la storia, i costumi, la religione, la legislazione e naturalmente la coscienza popolare che assomma e sintetizza gli elementi naturali e morali già ricordati. Partendo da questi elementi, possiamo dedurre come dei territori, qui elencati, siano ingiustamente sotto dominio straniero e come altri, di sovranità Inca, siano minacciati. Il blog vuole ricordare la storia e le attuali situazioni: dalle redenzioni alle terre perdute e dagli eroi irredentisti alla difesa di territori Inca.
Gli Incas erano un popolo che aveva costituito un vasto impero sulle Ande. Questo popolo parlava la lingua quechua e Incas per loro significava re o imperatore. Secondo la loro leggenda il primo imperatore Manco Capac era stato mandato sulla Terra dal padre, il Sole, e si era stabilito a nord del lago Titicaca (dove sorge Cuzco), qui per circa 300 anni gli Inca si scontrarono con le tribù vicine i Chanca, i Colla. i Lupaca e altri. Attorno al 1437 i possedimenti Inca si estendevano per 40 km oltre l'area di Cuzco. Nel 1493 l'impero comprendeva le terre dell'attuale Colombia meridionale, attraverso gli odierni Ecuador, Perù e Bolivia, fino a Cile e Argentina: 300 km in longitudine e 3000 in latitudine, con oltre 10 milioni di sudditi. Nel 1527 una guerra civile aveva indebolito fortemente l'impero, che diventò facile preda dei conquistadores spagnoli giunti sotto il comando di Francisco Pizarro. Di fatto gli Inca non opposero grande resistenza, convinti della natura divina degli invasori, per cui Pizarro poté ottenerne il pieno controllo semplicemente catturando il re Atahualpa: questo offrì una stanza piena d'oro come prezzo del proprio riscatto, ma nonostante ciò nel 1533 venne fatto strangolare. Gli Incas svilupparono un sistema politico e amministrativo che non ebbe uguali tra le civiltà precolombiane del continente americano. Il sovrano era ritenuto l'incarnazione del dio supremo, il Sole (Inti), ed era signore di ogni cosa. Sotto di lui c'erano i membri della sua famiglia e quelli dell' aristocrazia militare, gli amministratori imperiali, la piccola nobiltà locale ed infine la grande massa di artigiani e contadini, spesso soggetta a trasferimenti forzati per recidere ogni legame con i luoghi d'origine e ridurre al minimo la possibilità di rivolte organizzate. I prodotti principali erano patate e mais; i lama erano utilizzati come bestie da soma, mentre gli alpaca venivano addomesticati e allevati principalmente per ricavare la lana. Gli artigiani Inca producevano ceramiche, tessuti, ornamenti di metallo, utensili in bronzo e armi con belle decorazioni. La civiltà Inca non conobbe né l'uso della scrittura né quello della ruota; per mantenere i contatti tra le diverse parti dell'impero le autorità si affidavano a una fitta rete di strade in pietra. Nonostante l'arretratezza tecnologica, gli Inca eccellevano nella costruzione di imponenti edifici in pietra: templi, palazzi, fortezze, ponti sospesi di corda, canali d'irrigazione e acquedotti.